Col passare del tempo è andata crescendo la necessità di confrontarci con i cambiamenti climatici, soprattutto nella misura in cui questi vanno ad inficiare la nostra serenità. Ma cosa intendiamo? Il clima è cambiato e continuerà a cambiare, e questo è un dato di fatto. Se però teniamo presente che le costruzioni italiane risalgono in buona parte al periodo post-bellico, ci rendiamo facilmente conto di quanto dobbiamo fare i conti con il mutamento di cui sopra. Allora non esisteva la giusta consapevolezza legata alle questioni climatiche e di certo le case non erano costruite (almeno non tutti) rispettando adeguati criteri di coibentazione.
Oggi, più che mai, si rende dunque necessario l’adeguamento alle moderne forme di coibentazione termica, sì da mantenere case ed edifici caldi d’inverno e freschi d’estate. Una delle soluzioni più interessanti preposte a questo scopo è rappresentata dalla pittura termoisolante. Com’è intuibile dalla parola stessa, si tratta di una tintura grazie alla quale le pareti su cui viene applicata vengono coibentate. Deve essere compatibile con la pittura già usata e può essere applicata anche sopra la carta da parati. Il risultato non è quello che si può ottenere grazie ad un termocappotto, ma i suoi vantaggi sono indiscutibili.
Questa vernice così particolare sfrutta la nanotecnologia. In pratica è costituito da legante e solvente che contengono nanoparticelle, microsfere cave di ceramica. Queste palline sono presenti in quantità elevatissime, pur essendo infinitamente piccole, motivo per cui restano sospese sulla miscela. Quando la pittura viene applicata sulle pareti, le nanoparticelle si spargono internamente alla miscela in modo da creare un’intercapedine che isola termicamente le pareti.
Le pareti su cui si va a lavorare devono essere perfettamente asciutte e, qualora si trattasse di pareti di nuova costruzione, solitamente consigliamo l’applicazione del fondo o comunque aspettiamo sei mesi dopo l’intonacatura.